Nel progetto “Capri, estate 1985” ho provato a raccontare, attraverso la fotografia, la storia d’amore e il legame che unisce i miei genitori.
Sono partita da qualcosa di molto personale perché credo che non sia necessario spostarsi tanto per fare delle belle fotografie e soprattutto perché per me la fotografia è sempre stato un modo per guardare la realtà, la quotidianità, tutto ciò che mi circonda con un occhio e uno sguardo diverso, uno sguardo che mira a rileggere anche le cose banali in modo differente.
È stata, quindi, una “sfida” provare a raccontare l’amore che c’è tra i miei genitori, provare a fermare eternamente attraverso il mezzo fotografico quei piccoli gesti, quegli sguardi, quei momenti che io in tutti questi anni ho visto ripetersi senza mai attenuarsi e a cui forse mi sono anche abituata. Da un abbraccio spontaneo e colto quasi per sbaglio, alle rose che immancabilmente ogni anno mio padre fa recapitare a casa per l’anniversario, agli occhi lucidi di mia madre che è ancora capace di commuoversi e di provare dei sentimenti autentici, tutto parla del loro rapporto e della loro storia, racchiusa in un libro che alle immagini accompagna scansioni di lettere, biglietti, documenti, vecchi scatti.
Per me questo lavoro, quindi, non è stato solo una scusa per concentrarmi su qualcosa che mi è molto vicino e a cui tengo particolarmente, ma è stato soprattutto un modo per parlare di qualcosa di bello, di “positivo” e per rendere omaggio ai miei genitori che per me sono un punto di riferimento e un modello d’amore, serietà e rispetto reciproco, in un momento in cui questi valori non sembrano più essere molto forti.
Camilla Calato
